ANICA è l’Associazione Confindustriale che rappresenta diverse categorie di imprese italiane della Filiera Cinematografica, Audiovisiva e Digitale.
Fondata il 10 luglio 1944, è deputata a stabilire relazioni con i maggiori Attori del sistema pubblico e privato per la valorizzazione generale del Settore. Nel sistema Confindustria, ANICA aderisce anche a Confindustria Cultura Italia. È inoltre membro permanente della FAPAV, Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali.
ANICA discute e firma direttamente sei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro della Filiera Cineaudiovisiva (Cineaudiovisivo, Troupes, Doppiaggio, Interpreti e Attori/Attrici, Generici, Stuntmen) e si associa nella firma a un settimo (Settore Radiotelevisivo, a fianco di Confindustria RadioTv).
La Nascita del Cinema dai Lumiere a Melies per raccontare un piccolo pezzettino di ciò che ha portato delle immagini fisse a diventare una magia.
STORIA ED EVOLUZIONE DEI FORMATI CINEMATOGRAFICI
Dal Kinetoscopio all’IMAX: un viaggio nella forma del Cinema
Nel corso di oltre 120 anni, il cinema ha vissuto rivoluzioni silenziose ma decisive: non solo nei contenuti, ma nella forma fisica con cui i film vengono registrati, proiettati e percepiti. Dalla pellicola perforata agli schermi giganti, i "formati" non sono solo dettagli tecnici, ma strumenti che influenzano la visione, l’esperienza, il linguaggio stesso del Cinema.
Questa è una panoramica sintetica ma completa, per appassionati e curiosi, della trasformazione dei formati cinematografici – dalle origini pionieristiche al presente digitale.
Il primo dispositivo a immagini in movimento nasce negli USA negli anni ’90 dell’Ottocento. Inventato da William Dickson per Edison, il Kinetoscopio mostrava brevi filmati in loop attraverso uno spioncino. Nessuna proiezione, nessun audio. Ma la pellicola era già 35 mm: uno standard che sopravviverà per oltre un secolo.
Nel 1895 i fratelli Lumière cambiano tutto: proiezione su schermo, pubblico condiviso, immagini più stabili grazie a una pellicola perforata. Nasce il Cinema come esperienza collettiva. Il formato di ripresa è 35 mm, aspect ratio 1.33:1, velocità 16 fps. L’audio? Ancora assente, o eseguito dal vivo.
Nel 1897, Enoch Rector gira il primo lungometraggio (100 minuti!) costruendo una macchina gigantesca: il Veriscope. Usa pellicola 63 mm e riesce a documentare un intero incontro di boxe. È il primo "grande formato" della storia.
Negli anni ’20, Fox introduce il sistema Movietone: la traccia audio viene stampata direttamente sulla pellicola 35 mm. È la nascita del sonoro sincronizzato. L’aspect ratio si riduce leggermente per far posto alla traccia audio. Il cinema non sarà mai più lo stesso.
Standardizzazione e widescreen (1930–1970)
Nel 1932 nasce il formato standard per eccellenza: 1.37:1, noto come "Academy Ratio". Stabilizza decenni di sperimentazioni e diventa il riferimento visivo fino agli anni ’50. Film leggendari come Casablanca e King Kong nascono in questo formato.
Nel 1952, con This is Cinerama, viene presentato un sistema immersivo a tre proiettori e schermo curvo. Aspect ratio 2.6:1, suono a 7 canali. Una meraviglia tecnica… troppo costosa e complicata. Rimarrà un esperimento affascinante ma di nicchia.
Sempre negli anni ’50, la Fox lancia il Cinemascope: grazie a lenti anamorfiche, è possibile ottenere immagini panoramiche (2.35:1) usando ancora pellicole 35 mm. È un successo commerciale immediato e cambia per sempre l’aspetto dei film.
Mike Todd propone un’alternativa più ambiziosa: pellicola 65/70 mm, aspect ratio 2.20:1, suono a 6 canali, e (inizialmente) 30 fps. Ottima qualità ma poco pratico: gli alti costi e i problemi tecnici ne limitano la diffusione.
Innovazione e sperimentazione (1970–oggi)
Pellicola 65 mm, lenti anamorfiche, aspect ratio 2.76:1: è uno dei formati più ampi mai creati. Film come Ben-Hur e The Hateful Eight sfruttano tutta la sua potenza visiva. Richiede schermi piatti e attrezzature specifiche, ma offre una qualità d’immagine spettacolare.
Inventato in Italia: riprende in 35 mm ma usa solo metà del frame (2 perforazioni). Così dimezza i costi, mantenendo un look panoramico. Utilizzato da Sergio Leone per gli spaghetti western, da Lucas in American Graffiti e in molte produzioni a basso budget.
Lanciato nel 1970, usa pellicola 70 mm disposta orizzontalmente: ogni fotogramma è gigantesco. Aspect ratio 1.43:1, risoluzione fino a 18K. L’audio è su tracciati separati. Molto costoso, ma visivamente unico. Registi come Nolan e Villeneuve lo adorano.
Proposto da Vittorio Storaro nel 1998: aspect ratio 2:1, ideale per cinema e TV. Punta alla standardizzazione, riduce sprechi di pellicola e mantiene coerenza tra sala e home-video. È oggi molto usato in serie TV e film digitali.
Approfondimento
Per chi volesse approfondire ulteriormente, è possibile consultare anche l’articolo di
CineFacts.it a cura di Francesco Amodeo del 13 gennaio 2020 , disponibile a questo link: - cinefact.it
Conclusione
I formati cinematografici non sono semplici numeri o dettagli tecnici. Sono scelte estetiche, culturali, commerciali. Dietro ogni cambiamento c’è un’esigenza – tecnica, narrativa, economica – che ha guidato il modo in cui guardiamo e viviamo il cinema.
Dal 1895 a oggi, il formato ha spesso determinato il successo (o l’insuccesso) di film, tecnologie e persino studi cinematografici. E anche se oggi lo streaming ha cambiato le regole del gioco, il fascino della sala – con il suo schermo gigante e la magia della pellicola – resta insostituibile.
Andate al cinema. Guardate in alto. E lasciatevi stupire… dal formato.
Ritengo che le nuove tecnologie rivoluzioneranno il cinema, permettendo agli artisti di esprimere la loro immaginazione in modi mai visti prima. Tra brevi cenni sulla storia del cinema e futuri sviluppi, parleremo inoltre dell'innovativo uso della CGI e dell'IA in "The Irishman" di Martin Scorsese.